lunedì 9 dicembre 2019

4 dicembre 2019 da Gazzetta di Mantova
Il Comune ora pronto a progettare il bypass, coinvolta anche la Regione
La Provincia replica al Comitato: «L'area del raccordo sommersa dalla piena»
Riaperto ieri sera il ponte
Già ripresi i lavori al cantiere
San Benedetto Po. Dopo otto giorni di stop, da ieri sera alle 20 il ponte sul Po è stato riaperto al traffico leggero, con le limitazioni già esistenti. La chiusura era stata disposta il 25 novembre scorso il coincidenza con l'approssimarsi dell'ondata di piena, la quinta in ordine di importanza degli ultimi cento anni. Un evento di carattere eccezionale che ha imposto cautelativamente una lunga chiusura ed una verifica delle strutture, danneggiate dal terremoto del 2012, prima di procedere a farvi ritornare il traffico. Sul cantiere della Toto costruzioni, la ditta che sta procedendo al lavoro di riqualificazione, ieri sono tornati gli operai per predisporre la riapertura.La chiusura, pur di una sola settimana, ha generato forti disagi per i cittadini dell'area tributaria del ponte, circa 50mila residenti, oltre a duemila aziende. Costi e tempi di percorrenza maggiori per raggiungere il capoluogo; crollo delle visite turistiche, stimata a San Benedetto in un meno 70%. Poiché il cronoprogramma dei lavori di riqualificazione prevede una chiusura totale al traffico nella parte finale del cantiere, stop che durerà almeno 3 mesi, la Toto costruzioni aveva proposto un bypass, strada di raccordo provvisoria che passando sul proprio cantiere rialzato avrebbe consentito di non stoppare il traffico, che avrebbe potuto utilizzare il nuovo ponte provvisorio. Una ipotesi che la Provincia ha bocciato «per motivi di rischio idraulico e viabilistico».Ma il Comune non demorde: «Se il problema è assumersi la responsabilità del tratto di bypass, noi non ci tiriamo indietro - spiega il sindaco Roberto Lasagna - . Prima di dare per scontato che non si può fare, vogliamo fare un ulteriore tentativo. Ho già dato incarico al mio ufficio tecnico di studiare il percorso. Vogliamo essere pronti con una soluzione che non penalizzi i cittadini nel caso si trovino i soldi per fare una sistemazione sismica al 100% del tratto in golena. In questa ipotesi il tempo di chiusura totale al traffico si allungherebbe, ma se c'è il bypass, la gente passerebbe lo stesso, aggirando il cantiere»."Apre" a questa ipotesi anche il consigliere regionale Antonella Forattini, che dice: «La Regione paghi uno studio di fattibilità in capo al Comune di San Benedetto Po . Poi si decida definitivamente». E il capogruppo M5S in Regione, il mantovano Andrea Fiasconaro spiega: «Credo sia sempre più urgente fare almeno uno studio di fattibilità del bypass. Al momento non c'è. Tra una settimana in consiglio discutiamo il bilancio di previsione 2020. Noi consiglieri ci siamo impegnati per chiedere fondi compensativi per attività produttive e cittadini a fronte della prossima prevista chiusura, ma possiamo anche impegnare Regione a cofinanziare studio di fattibilità bypass. Per avere una base di concretezza».Ma la Provincia, ieri ha ribadito di non ritenere fattibile il bypass, la cui prima ipotesi è stata già bocciata il 28 ottobre. Replicando al Comitato "Vogliamo il ponte" che attraverso una serie di foto durante la piena ha dichiarato che l'area è rimasta asciutta, ha risposto: «Si sottolinea anche che tutta l'area golenale, inclusi i piazzali di prefabbricazione del nuovo ponte che è in fase di realizzazione, sono stati sommersi dal fiume. Anche il sedime dell'ipotetico by-pass è stato invaso dall'acqua del Po: condizione questa già di per sé sufficiente per escludere qualsiasi ipotesi di una simile realizzazione peraltro già bocciata il 28 ottobre scorso definitivamente dalla Provincia di Mantova, ente che è unica stazione appaltante dell'opera».
Francesco Romani