Fonte Gazzetta di Mantova del 6 ottobre 2020
Tre ponti ko e provincia divisa a metà
Dapprima chiude Torre d'Oglio, poi tocca a San Benedetto, infine le code tra Revere e Ostiglia: pomeriggio da dimenticare
Arriva la piena e la viabilità va in tilt
MANTOVA - Arrivano l'autunno, le piogge e le piene. E la già compromessa situazione dei ponti mantovani rischia di paralizzare completamente la provincia. Anche se non si tratta di una piena di particolare gravità (livello di criticità 1) per il Po e i suoi affluenti l'incremento di livello è stato comunque rapido. Ieri mattina presto, quindi, la Provincia ha disposto la chiusura del ponte in chiatte di Torre d'Oglio; nel pomeriggio invece, alle 16, è toccato al ponte di San Benedetto-Bagnolo, in cui sono i n corso i lavori di ricostruzione. In questo caso, a preoccupare, è un abbondante deposito di detriti e legname in corrispondenza della pila 2, che potrebbe compromettere la già discutibile stabilità del manufatto.Come se non bastasse, ieri pomeriggio è andato in tilt anche il traffico di attraversamento del ponte sul Po tra Revere e Ostiglia per un mezzo pesante che si era bloccato.Ma torniamo al dettaglio: l'ondata di piena del Po è transitata nel Viadanese a partire dalla serata di ieri. In mattinata era a Cremona. L'incremento repentino delle acque del fiume è dovuto alle intense precipitazioni registrate nei giorni scorsi nel Nord Italia (pari, in alcune zone montuose del Piemonte, a metà della pioggia di un anno in sole 24 ore).Nonostante un innalzamento del livello di alcuni metri in poche ore, nella Bassa la situazione non è apparsa tuttavia particolarmente preoccupante, in quanto nei giorni scorsi il livello del fiume era fermo ancora a 2-3 metri sotto lo zero idrometrico. A seconda delle zone di riferimento, la Protezione civile ha fatto scattare allerte gialle o arancioni (moderata criticità). Ieri in tarda mattinata l'idrometro di Viadana segnava poco più di tre metri (la sommità arginale è a circa 9 metri sopra lo zero). Il Comune di Viadana ha comunque valutato sino all'ultimo la possibilità di chiudere precauzionalmente gli accessi alla golena. I volontari dell'associazione di protezione civile Oglio-Po sono rimasti costantemente in contatto con le istituzioni preposte, al fine di attivare se necessario un servizio di sorveglianza. «Qualora se ne ravvisi l'esigenza - assicurava già in mattinata il presidente Ettore Bergamaschi - siamo pronti a mettere a disposizione volontari e attrezzature». Al fine di prevenire eventuali danni a strutture e oggetti, il sindaco di Dosolo Pietro Bortolotti ha invece ordinato il divieto di accesso alle aree golenali dal mezzogiorno di ieri sino al rientro dell'emergenza. Il primo cittadino ha contestualmente disposto il divieto di attività venatoria nelle golene aperte e chiuse e il divieto di accesso con natanti, ordinando al contempo lo sgombero dai fabbricati di animali e oggetti asportabili. I rigurgiti dell'ondata di piena del Po hanno provocato un innalzamento anomalo anche dell'Oglio. La Provincia ha pertanto chiuso al traffico, dalle 6.40 di ieri mattina, il ponte in chiatte di Torre d'Oglio (strada provinciale n.57, al confine tra i Comuni di Viadana e Marcaria).«A causa del fenomeno, che era previsto - spiegano da Palazzo Di Bagno - non è stato più possibile garantire il transito in sicurezza del traffico veicolare, in quanto cominciavano ad allagarsi tanto l'accesso al ponte quanto parte della strada golenale che da San Matteo delle Chiaviche conduce al ponte stesso». Anche in questo caso, il divieto di transito verrà revocato non appena si saranno ristabilite le condizioni minime di sicurezza. Il repentino innalzamento di livello del Po ha provocato la formazione di cumuli di schiuma bianca sul pelo dell'acqua. Non si tratta di sostanze inquinanti, bensì di "sospensioni tufacee": argille dilavate dalle rive e compattate dalla corrente. --
Riccardo Negri©
Piloni sotto pressione: non si passa più sul Po
Legname e detriti premono sulle strutture di cemento
La Provincia: stop al traffico fino a data da destinarsi
SAN BENEDETTO PO - Il transito sul ponte di San Benedetto Po è stato sospeso dalle 16 di ieri, su decisione della Provincia, sino a quando non saranno ripristinate le condizioni per un passaggio in sicurezza.A destare preoccupazione è la quantità di legna e di materiale vario che galleggia nel fiume e che, in balia della corrente, potrebbe mettere a serio rischio le chiatte e le imbarcazioni ormeggiate sulle rive oltre a sbattere ed ammassarsi tra i piloni del ponte.Succede sempre: l'onda di piena, inevitabilmente porta con sé tronchi, legname e detriti. A valle, nel Delta, sono già scattate le misure precauzionali. Dunque, stop alla circolazione e chiusura del ponte sulla ex statale 413 Romana che passa sul Po tra i Comuni di Bagnolo S. Vito e di San Benedetto Po e precisamente dall'intersezione con la Sp 33 "Roncoferraro-Ponte S. Benedetto", nel territorio del Comune di Bagnolo San Vito, all'incrocio con il raccordo di collegamento della ex statale 413 con la strada comunale Argine Po Nord, nel territorio del Comune di San Benedetto Po.Il transito verrà ripristinato a data da destinarsi in relazione all'andamento di piena e alle condizioni ritenute necessarie per garantire la sicurezza.È attualmente in corso un importante evento di piena del fiume Po, come risulta dai dati forniti da Aipo. In particolare in prossimità della pila n. 2, vista la copiosa discesa di detriti, tronchi e rami, si è formato un esteso accumulo di materiale che provoca una pressione anomala contro la pila stessa. Da qui la decisione di sospendere il passaggio sul manufatto fino a quando non saranno ripristinate le condizioni per un transito in sicurezza.Il servizio gestione e manutenzione strade provinciali dell'Area Lavori Pubblici e Trasporti della Provincia provvederà all'installazione e manutenzione della necessaria segnaletica.Nonostante i cartelli ben visibili, ieri nel tardo pomeriggio automobilisti e camionisti sono arrivati fin davanti alle barriere d'ingresso al ponte per convincersi a tornare indietro.
M.P. ©
Un TIR va in avaria e crea il caos
OSTIGLIA - Il ponte di Ostiglia è rimasto bloccato per un Tir in avaria e la fila sulla statale 12 è arrivata fino all'ospedale di Pieve di Coriano. Il traffico è rimasto letteralmente bloccato dall'abitato di Revere fino a Pieve di Coriano, sulla carreggiata che corre in direzione nord verso Ostiglia. Dopo le quattro del pomeriggio, sul ponte, il mezzo pesante che trasportava prodotti alimentari e viaggiava in direzione Ostiglia si è fermato per un guasto. La statale è andata al collasso. Quel ponte, pur essendo perfettamente sicuro, presenta delle gravi carenze in tutti gli altri aspetti di efficienza. Il problema, infatti, è che la carreggiata è molto stretta, i Tir quasi si sfiorano quando si incrociano. Anche intervenire in caso di incidente diventa problematico e l'episodio di ieri ha messo in evidenza come non mai questa problematica. Il traffico su quella strada è molto intenso, vi passano moltissimi camion. Va precisato anche che ieri il ponte di San Benedetto era chiuso e verosimilmente buone parte delle auto si sono dirottate sull'Ostigliese. La fila si è formata in un attimo e in poco tempo le auto arrivavano a diversi chilometri dal ponte, all'altezza dell'ospedale di Pieve. Nel frattempo i carabinieri e un mezzo adeguato per rimorchiare il camion sono arrivati sul ponte e hanno agganciato il Tir.Pochi minuti dopo le 17 la carreggiata è stata liberata, con il mezzo pesante che veniva trainato via. Da quel momento il traffico ha ricominciato a scorrere regolarmente. L'episodio ha evidenziato la precarietà infrastrutturale del Destra Secchia, che ha nell'Abetone Brennero la sua principale direttrice. E il ponte tra Revere e Ostiglia costituisce un nodo da sciogliere ormai da anni, ma senza una prospettiva di chiudere la vicenda a breve. «Questo territorio è in una situazione drammatica a livello infrastrutturale - dice il sindaco di Borgo Mantovano, Alberto Borsari - episodi come questo che possono succedere ordinariamente senza grosse conseguenze, nelle condizioni precarie in cui si trovano le nostre infrastrutture hanno effetti disastrosi».
Giorgio Pinotti ©