domenica 8 dicembre 2019

Dalla Gazzetta di Mantova del 1 dicembre 2019
Decine di foto del comitato dimostrano che l'area non è stata invasa dall'acqua
«Lì un'inondazione solo nel Duemila. Il no al progetto è stato una forzatura»
Superato il test della piena
Si riaccende l'ipotesi bypass
SAN BENEDETTO PO. La quinta piena in ordine di importanza dell'ultimo secolo lascia all'asciutto l'area golenale dove era stato studiato il bypass, un raccordo stradale per aggirare il cantiere. Un jolly che i sostenitori dei pochi metri d'asfalto che avrebbe consentito di evitare l'isolamento della Bassa durante i lavori finali al ponte (almeno tre mesi di chiusura totale con disagi e danni notevoli), si giocano subito. Convinti da sempre, come anche molti sindaci e cittadini della Bassa, che la bocciatura di questa soluzione da parte della Provincia sia stata una mossa strumentale, scarsamente giustificata dalla reale situazione. La situazione è nota. Il cantiere conclusivo dei lavori di riqualificazione del ponte, oltre 36 milioni di euro, prevede la demolizione e ricostruzione del tratto in golena e lo spostamento nella sede definitiva delle due arcate del nuovo ponte metallico che sostituirà quello in alveo. Una fase che prevede la chiusura totale al traffico di almeno tre mesi. La nuova struttura sarà, però, posizionata su piloni provvisori a valle del ponte attuale. L'ipotesi della Toto costruzioni per minimizzare i disagi ai residenti era di creare sul lato di San Benedetto una strada di raccordo fra la viabilità ordinaria (strada Romana) ed il ponte in sede provvisoria. Il cosiddetto bypass sarebbe passato sotto il ponte attuale, per risalire sull'argine maestro e da qui, attraversando la piattaforma rialzata (piazzale ex Rondelli), sarebbe arrivato al ponte in sede provvisoria attraverso un piccolo manufatto metallico.Ma una stringata nota dell'Area Lavori Pubblici della Provincia, sottoscritta da tre "esperti" il 28 ottobre scorso, ha messo una pietra tombale sulle aspettative dei 50mila residenti d'Oltrepò. Il bypass proposto dalla Toto costruzioni è stato valutato negativamente «dal punto di vista idraulico e della sicurezza della viabilità».«La Provincia - spiega Paolo Lavagnini, esponente del Comitato - per fare la valutazione idraulica non ha nemmeno chiesto all'Aipo, l'Agenzia interregionale per il Po. L'unico ente che ha veramente voce in capitolo per dire se un'opera in golena si può fare o no». Senza il necessario parere dell'Aipo, la Provincia ha chiesto una consulenza a un esperto di idraulica, Francesco Ballio, professore al Politecnico di Milano. «Noi non abbiamo mai contestato la competenza dei consulenti della Provincia - prosegue Lavagnini -. Ma vivendo a San Benedetto Po conosciamo da vicino la situazione del fiume. La Provincia non ha chiesto a sindaci e cittadini che cosa succede durante le piene. Noi in questi giorni abbiamo scattato decine di foto che mostrano che il tracciato è rimasto asciutto, salvo lo sbancamento provvisorio per il varo del ponte, tant'è che la Toto ci ha parcheggiato i suoi mezzi. Infatti si è inondato solo nel Duemila. E in ogni caso, visto che è stato chiuso precauzionalmente il ponte principale, si poteva chiudere anche il bypass durante la piena. Forse la decisione era già stata presa, ma non abbassiamo la guardia».